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La felicità dipende da ciascuno di noi. Il protagonista del romanzo, non più giovane, ex professionista, ha la sfortuna di trascorrere un lungo periodo di degenza in ospedale. Nel letto accanto al suo si alternano varie persone che nella vita di tutti i giorni mai avrebbe scelto di frequentare; molto spesso si tratta di persone umili, di poca cultura, ognuna col suo fardello di sofferenza. Ciò provocherà equivoci e situazioni non prive di spunti comici. All'inizio guarda gli altri con diffidenza come nemici che gli contendono il poco spazio a disposizione e invadono la sua intimità. È insofferente ai loro odori spesso poco gradevoli e al modo in cui si comportano e non desidera instaurare il benché minimo rapporto. Rimpiange di non aver potuto utilizzare la polizza di assicurazione che in ricoveri precedenti gli aveva consentito di avere una stanza tutta per sé. Ma ben presto si accorge che tra lui e questa umanità dolente, dal corpo martoriato dalla malattia, che si sforza comunque di conservare la propria dignità, non c'è nessuna differenza. Inizia a provare interesse per le loro storie, partecipa ai loro problemi. Le differenze sociali si annullano, la lastra di gelo che aveva innalzato si scioglie facendo riemergere il senso di pietà e di umanità. Le vicende dolorose che condivide con gli altri malati faranno nascere tra di loro profondi legami di amicizia e di stima. Ma c'è anche un lieto fine. Persino nelle situazioni più buie la vita non smette di sorprenderci.